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UCIMU: crescono automazione e digitalizzazione su un parco macchine utensili vecchio

22 Luglio 2021
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Con un’età media di 14 anni e 5 mesi, la più alta mai registrata dal 1975, il parco macchine utensili e sistemi di produzione installato nell’industria Italiana risulta più vecchio di quello di cinque anni fa, anche se, di contro, cresce il grado di automazione e integrazione degli impianti, segno che le misure di incentivo alla competitività in materia 4.0 hanno avuto i primi effetti.

È quanto emerge dalla ricerca Il Parco macchine utensili e sistemi di produzione dell’industria italiana, ideata da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, in collaborazione con FONDAZIONE UCIMU, realizzata con il contributo di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, di ICE Agenzia e Unioncamere.

Giunta alla sesta edizione l’indagine, che ha raccolto i dati al 2019 di oltre 2.000 imprese (un campione di unità produttive censite pari al 15% dell’universo delle aziende del settore), è stata condotta con una periodicità anticipata rispetto alla solita cadenza decennale, per dare conto delle variazioni generate dai piani di trasformazione industriale 4.0 e dagli incentivi adottati dal nostro Paese.

Nonostante le macchine utensili installate siano cresciute del 21,6% rispetto al 2014, l’età media non si abbassa e, anzi, quasi la metà ha un’età superiore ai 20 anni. Una realtà che desta preoccupazione e che si motiva con innumerevoli fattori tra cui l’ampliamento del parco esistenti a fronte di una sostituzione solo parziale dei precedenti sistemi produttivi installati che, per alcuni settori, continuano comunque a svolgere la loro funzione.

È ancora ampia, infatti, la platea di imprese che non ha fatto investimenti nonostante gli incentivi 4.0. Si ipotizza che queste aziende, costrette a mantenere in servizio macchine vetuste, anche per lavorazioni strategiche, abbiano investito in interventi di retrofitting. Questa è delle dinamiche che permette di conciliare l’aumento dell’età media con il maggior grado di automazione.

In questo panorama cresce per fortuna anche la quota di macchine recenti (con età inferiore ai 5 anni) che passa dal 13,1% del 2014 al 16,1% del 2019.

Negli ultimi vent’anni si sono ridotti gli acquisti di macchine con tecnologie tradizionali a favore di quelle con tecnologie di ultima generazione: la quota delle macchine utensili ad asportazione e deformazione è scesa dall’83% nel 1999 al 73% nel 2019, a favore di quella delle tecnologie innovative (robot e tecnologie non convenzionali) che rappresenta il restante 27%.

L’indagine rivela una crescita generale del grado di automazione/integrazione degli impianti produttivi grazie ai nuovi investimenti stimolati dalle misure di incentivo 4.0. Una crescita su livelli diversi: singole macchine, linee di produzione, sistemi 4.0 con interconnessione digitale dei sistemi di controllo e gestione.

Come ha commentato la presidente di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE: “I provvedimenti per sostenere l’ammodernamento del parco macchine e per incentivare la transizione 4.0 del manifatturiero del Paese hanno prodotto effetti interessanti ma non ancora sufficienti ad assicurare la trasformazione digitale del metalmeccanico. Per questa ragione occorre che le misure attualmente operative, quali il credito di imposta per gli acquisti in nuove macchine tradizionali e con tecnologia 4.0, proseguano oltre il 2022… e che diventino strutturali per permettere alle aziende di fare pianti di investimento di medio/lungo termine. È altresì importante che sia allungata l’operatività della misura del credito di imposta per la formazione, al fine di assicurare alle imprese un corretto supporto per l’aggiornamento del personale. Solo così gli investimenti in tecnologie di nuova generazione potranno realmente assicurare all’impresa miglioramento della produttività̀ e l’efficienza necessaria a vincere la sfida della competitività nello scenario internazionale”.

[Fonte UCIMU.IT]
22 luglio 2021

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